Oltre le mura: casa Papanice, un testamento d’affetto e identità

“Casa Papanice” non è semplicemente un libro su un edificio, ma un emozionante atto di amore e memoria. Edmondo Papanice ci guida attraverso la straordinaria storia di una villa che è diventata un simbolo dell’architettura postmoderna italiana. Progettata nel 1967 dall’archietetto Paolo Portoghesi, su richiesta del nonno Pasquale Papanice, questa opera racchiude molto più di una visione architettonica. Il volume invita il lettore a immergersi nell’universo di una famiglia, di un’epoca e di una profonda identità culturale.

Sin dalle prime pagine, il lettore è avvolto dal tono profondamente personale e sentito con cui l’autore espone questa narrazione. Forse questa intensità emotiva affonda le radici in un’esperienza precoce e traumatica. Sopravvissuto infante a un bombardamento a Beirut nel 1983. Un evento che, pur non essendo il fulcro del racconto, sembra aver plasmato la sua sensibilità verso la memoria, la fragilità della bellezza e la necessità di preservarla.

La villa, situata nel quartiere Nomentano e oggi sede dell’Ambasciata di Giordania, fu resa celebre anche dalle apparizioni e riprese cinematografiche, come nel ‘Dramma della gelosia’ di Ettore Scola, “Lo strano vizio della signora Wardh” con Edwige Fenech. Edmondo Papanice non si limita a ripercorrerne la storia, ma sembra lanciare un appassionato appello, sottrarre “Casa Papanice” al suo inesorabile declino. La sua scrittura è al contempo lucida ed emotiva, precisa quando l’analisi architettonica lo richiede, ma sempre animata da un palpabile affetto.

“Casa Papanice” è un’opera che fonde architettura, memoria familiare e un profondo senso di impegno civile. Questo libro non è solo il racconto di una dimora, ma anche un avvertimento su ciò che rischiamo di perdere quando trascuriamo il valore della bellezza e dell’eredità del passato. Una lettura dedicata a chi riconosce nei luoghi un’anima pulsante, degna di essere ascoltata e custodita con cura.

Questo racconto racchiude un’eco universale, un richiamo profondo alla consapevolezza che le nostre radici sono intrecciate ai luoghi che viviamo, e che perderle significa smarrire una parte di noi stessi. La voce sincera di Edmondo arriva dritta al cuore, invitando chiunque desideri riscoprire il valore della memoria a farlo non solo con la mente, ma anche con l’anima.

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